(1) La gloria, la potenza e la magnificenza di Dio, colui che tutto muove, penetrano l'Universo e risplendono di luce, in alcune parti di più ed in altre meno.
(4) Il luogo celeste in cui il suo splendore è più vivo è l'Empireo e qui io fui. Vidi cose che nessuno che è sceso da là su è in grado di ripetere, perchè il nostro intelletto, una volta avvicinato all'oggetto del suo desiderio, affonda così tanto, che la memoria non lo può seguire. Eppure, sarà ora materia prima del mio canto quello che la mia mente ha conservato di ciò che ho esperito del Santo Regno.
(13) Oh benevolo Apollo, nell'ultima mia fatica rendimi degno contenitore del tuo valore, come richiedi quando offri l'amato alloro. Fino ad ora la punta del Parnaso sacra alle Muse mi è bastata, ma adesso è necessario che io entri nel campo di battaglia con entrambe le cime. Entra nel mio petto ed ispirami, come quando hai privato il corpo di Marsia del suo rivestimento. O divino potere, se tu mi concedi anche solo una vaga immagine del Paradiso, impressa nella mia mente, tanto quanto basta affinché io la possa manifestare, mi vedrai giungere ai piedi del tuo alloro e incoronarmi con le sue foglie, di cui tu e la materia affrontata mi avrete fatto degno.
(28) Padre, così poche sono le volte in cui si colgono le foglie della tua pianta per celebrare il trionfo di un condottiero o di un poeta per colpa e vergogna del desiderio degli uomini, che quando qualcuno dimostra di avere sete le fronde dell'alloro dovrebbero provocare gioia ad Apollo, la divinità di Delfi.
(34) Una grande fiamma segue ad una misera scintilla: forse dopo di me si pregherà con dei versi migliori affinché la cima Cirra risponda al richiamo.
(37) La luce del mondo, ovvero il sole, arriva ai mortali attraverso tante sorgenti; ma esce unita con una congiunzione astrale ed un corso migliore quando sorge nel punto in cui i quattro cerchi (orizzonte, equatore, meridiano ed eclittica) si sommano tra loro attraverso tre croci, e plasma la materia prima a suo modo come se mettesse un sigillo. Di là in purgatorio si era fatto mattina e di qua presso Gerusalemme sera, ed era quasi tutto bianco nell’emisfero australe e scuro in quello boreale, quando vidi Beatrice sulla parte destra a guardare il sole: nessuna aquila si di fissò tanto verso la sua luce come gli occhi di lei. E come il raggio riflesso viene generato da quello di incidenza e sale in su, come un pellegrino che vuole tornare alla propria patria, così del suo atteggiamento, inviato alla mia capacità immaginativa attraverso gli occhi, lo sguardo mio si fece emulatore e fissi le pupille verso il sole oltre le capacità comunemente concesse agli umani.
(55) Molto è lecito là che qui sulla terra non non è concesso alle nostre virtù, grazie al luogo dell’Eden che è fatto appositamente per l’uomo (come attestatoci da Adamo). Io non sopportai sopporrai tanto a lungo il sole che non potessi vederlo sfavillare come il ferro incandescente ferro incandescente appena uscito dal fuoco; e immediatamente parve che si stesse aggiungendo giorno al giorno, come se Dio avesse adornato il cielo di un altro sole. (64) Beatrice era tutta concentrata sulla luce celeste con gli occhi, e io distolsi lo sguardo dal sole per fissarlo su di lei. Nel guardare lei mi trasformai così tanto come Glauco nel mangiare l’erba venne reso uguale nel mare agli altri dei. L’andare al di là dei limiti dell’uomo non si può spiegare attraverso le parole, però l’esempio fi di Glauco ci basti a chi viene riservata questa esperienza.
(73) Se ero di me solo anima, cioè ciò che hai creato in principio, senza corpo, o Dio, lo sai solo tu, che non la tua grazia mi sollevasti. Quando il movimento dei cieli che tu, desiderato, fai ruotare in eterno, attrasse la mia attenzione con l’armonia che regoli e moduli, il cielo mi parve essersi acceso di una luce così forte che nemmeno la pioggia o un fiume hanno mai creato un lago tanto disteso. La novità del suono e la grande luce mi accesero un disio così forte mai esperito prima di conoscere la ragione della loro esistenza. Per cui quella, che mi vedeva per come ero, a calmare il mio animo turbato, prima prima che aprissi la bocca per domandare, cominciò: “Tu stesso ti fai ottuso con false supposizioni, così che non vedi ciò che vedresti se invece ne fossi privo. Tu non sei sulla terra come credi, ma un fulmine fuggendo la sfera di fuoco, non è mai stata così veloce come te ora che ritorni alla tua sede.”
(94)
Ispirato al Canto I (v. 1-93) del Paradiso - Divina Commedia (Dante Alighieri)