Oggi in pullman davanti a me si è seduto un bambino. Per 40 minuti, durata dell’intero viaggio, ha tenuto lo sguardo incollato al finestrino. Anzi, diretto verso ciò che attraverso di esso il mondo riversava di se stesso: un’immagine dinamica, la vita in movimento.
Distese ampie di prato verde in collina, uccelli alla disperata ricerca del proprio stormo di appartenenza, rami di albero alla ricerca del cielo, sagome di anime viventi impegnate a compiere i ”loro” doveri (ammesso che non siano, in realtà, desideri di altri o del ruolo che hanno dovuto, sinceramente e non, assumere nella società).
Il minuscolo capannone grigio sfreccia via alla velocità del pullman stesso.
Chi sa che cosa ha visto, invece, il bambino dal finestrino.