Mi manca scrivere. Mi manca percepire il fastidio delle catene della vita, da cui liberarmi con la fantasia e l’immaginazione.
Mi manca percepire il mondo, la vita, i suoni, le voci, le vibrazioni dei corpi e delle anime racchiuse in scatole socchiuse di materia.
Mi manca la pulsione panteistica che modifica i sensi, li porta allo struggimento ed alla ricomposizione inorganica.
Mi mancano le forme che si intrecciano, si liberano, si perdono, si ricorrono, si fondono, si parlano.
Mi mancano, ma non credo di volerci ritornare. Che il fiato che ho speso a rimanere in silenzio sta tornando indietro come flebile brezza. È pesante il ricordo ed indelebile il segno, anche nel presente. Ma sono in grado di accettare ciò che ha provocato, la donna che mi ha fatto diventare, la situazione che è stato in grado di instaurare? Analisi postuma senza senso: non si cambia il passato che precipita nell’oblio, nè si crea un futuro con una rete assente nell’oggi. Chi vivrà vedrà.