E’ il solo ricordo che ho di mia madre. Ed è così felice che sono quasi sicuro di essermelo inventato.
Alcuni re tenevano tappeti perché i messaggeri vi potessero appoggiare le ginocchia. Mio padre non era tra questi.
”Figlio di Laerte, non ricordo di averti invitato a parlare.”
L’uomo sorrise. ”So che non mi hai invitato. Infatti ti ho interrotto.”
Non mi ero coperto di ridicolo mettendomi a tremare o inciampando, e le mie parole non erano state stupide. Eppure, il mio volto avvampava per la vergogna. Sapevo come dovevo apparire agli occhi degli altri.
La punta forgiata nel fuoco luccicava al bagliore delle torce.
“Vorrei sapere in che modo hai intenzione di impedire ai pretendenti rifiutati di dichiararti guerra. [...]”
”Sembra che questo ti diverta.”
L’uomo scrollò le spalle. “E’ la follia degli uomini che trovo divertente.”
Ma mio padre era un uomo pragmatico. Il mio peso in oro sarebbe stato meno dispendioso del mio funerale.
Quei secondi, quei mezzi secondi, in cui i nostri sguardi si toccavano erano gli unici momenti della giornata in cui sentissi qualcosa.
Il mio nome risuonava strano sulle sue labbra; quasi non lo riconobbi.
Therapon
non mi ero reso conto del trascorrere del tempo.
Mio malgrado, i battiti del mio cuore rallentavano. C’era qualcosa di vivido in lui anche mentre riposava, che faceva sembrare sciocchi la morte e gli spiriti.
Achille stesso era come una fiamma.
Diceva ciò che pensava e restava stupito quando gli altri non facevano lo stesso. Qualcuno avrebbe potuto scambiare quel tratto per ingenuità. Ma non è una caratteristica del genio andare sempre dritto al cuore?
La voce di Orfeo faceva piangere gli alberi.
Come avrebbe fatto un uomo qualsiasi a sentirsi orgoglioso della propria abilità quando al mondo esisteva questo?
Qualcosa di simile alla paura per il modo in cui mi colmava e cresceva nel mio petto.
Non era stato l’omicidio ad esiliarmi, era stata la mia mancanza di astuzia.
I suoi occhi erano diversi da quelli di un essere umano, neri al centro e screziati d’oro.
Il rosso delle sue labbra parve posarsi a un soffio dalle mie.
“ […] Ma la morte più veloce è qui.” Con un dito picchiettò sulla lieve concavità della tempia di Achille.
”Gli dei non sono tenuti ad essere giusti [...]. E dopotutto forse il dolore più grande è quelli di chi viene lasciato da solo sulla terra.“
Quel silenzio aveva qualcosa del respiro trattenuto. Potevo sentire le pulsazioni battere sotto la mia pelle.
Fece un passo avanti e l’erba parve appassire sotto i suoi piedi. Era una ninfa del mare, le cose della terra non l’amavano.
Potevo soppesare me stesso solo in base ai cambiamenti che vedevo in lui.
”Gli dei non permettono a nessuno di essere famoso e felice. Ma voglio confidarti un segreto. […] Io sarò il primo. […] Perché sei tu la ragione.“
Sembrava una delle Furie, i demoni che nascono dal sangue [versato] degli uomini.
Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.
Potevo sentire il suono dei suoi respiri, deliberatamente lenti per nascondermi i singhiozzi. Era un trucco che conoscevo. Anche io l’avevo usato.
Sapevo quanto fosse difficile sopportare l’indifferenza.
”Sai dirmi… sai dirmi perchè fa così?”
Era una domanda infantile, una bambina che chiede perché cade la pioggia o perché le onde del mare non si fermano mai.
Sapevo bene cosa significasse essere soli. Quanto potesse bruciare la buona sorte degli altri.
Quel dolore, così banale e pulito, era il benvenuto. Così facile da sopportare da essere ridicolo.
”Be’, per quale motivo dovrei ucciderlo? Non mi ha fatto niente.”
Un matrimonio d’amore, raro quanto i cedri d’oriente.
”Accetterò i consigli di Agamennone, ma non i suoi ordini.”
Fu in quel momento, forse, che le nostre vite cambiarono. […] quando cominciammo a capire che la grandezza, ora e sempre, avrebbe seguito Achille ovunque fosse andato.
Non intendevo continuare a vivere dopo di lui.
Noi e l’orgoglio diventammo una cosa - gli eroi non erano mai modesti.
Madeline Miller