Nel presente non c’è niente che meriti d’essere raccontato. Il presente è rumore: milioni, miliardi di voci che gridano tutte insieme in tutte le lingue e cercato di sopraffarsi l’una con l’altra.
Come il cavaliere di cui parla l’Ariosto nel suo Orlando furioso: che rimasto senza testa andava ancora attorno per il campo di battaglia, e tirava di gran fendenti con la spada, perché non s’era reso conto d’essere morto...
Anche agli adulti,assai spesso, capita di vivere i grandi mutamenti dell’esistenza - magari lungamente attesi, o presagiti, o temuti - in una sorta di assenza, e di stupire, che non lascia spazio alla concatenazione logica dei pensieri; in un vuoto di volontà: quasi in un sogno.
Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato.
La pianura è un mare dove le onde del tempo si succedono e si annullano, evento dopo evento, secolo dopo secolo: migrazioni, invasioni, epidemie, carestie, guerre vengono oggi ricordate soltanto perché sono scritte nei libri; se non ci fosse la scrittura, non ne resterebbe traccia.
Nessun processo per maleficio, che si sappia, s’occupò mai dei sentimenti della strega; che, anzi, veniva sempre considerata lietissima del gran male fatto o da farsi: la felicità in persona. Tanto più lieta, quanto più tutti la trattavano male; perché quello era il segno certo inconfondibile che i suoi malefici attecchivano.
Il lavoro è l’ultima risorsa dei coglioni! È l’ultima speranza dei falliti, ricordatene! Tieni la fronte alta e la schiena dritta e non lavorare mai, per nessun motivo e nemmeno per fare! Si comincia sempre a lavorare per fame e poi si passa il resto della vita a piegare la schiena come questi che lavorano, li hai mai guardato negli occhi e da vicino? [...] Poveretti! Anche loro erano nati uomini, come noi!
Mettersi a piangere non sarebbe servito a niente: bisognava camminare. Il mondo è un gomitolo di strade e seguendole trovi tutto: vita e morte, miseria e felicità, lacrime e consolazione, avventure e amore.
L’attrazione tra gli uomini, si sa, segue leggi sue proprie, altamente illogiche; ma non per questo sbagliate.
L’avrebbe fatto - fu la sua ultima promessa - la primavera successiva! S’asciugò una lacrima: e chissà, forse in quell’istante era perfino sincero...
C’è sempre, arriva sempre, nella cura di ogni uomo che abbia avuto in gioventù un forte stimolo ideale, il momento in cui si prende atto definitivamente, senza più speranze né illusioni né sogni, dell’inerzia delle cose e del mondo. Il momento in cui si capisce che la fede non smuove le montagne; che le tenebre prevarranno sempre sulla luce, l’inerzia soffocherà il moto e così via.
Anche la tanto celebrata intelligenza dell’uomo non era altro che un vedere e non vedere, un raccontarsi vane storie più fragili d’un sogno: la giustizia, la legge, Dio, l’Inferno...
Sebastiano Vassalli