L’Afghanistan è un paese asiatico da circa 652000 km di estensione con capitale Kabul e popolato da più di 38 milioni di abitanti. La sua storia è particolarmente interessante per le varie guerre combattute contro i paesi stranieri dalle mire espansionistiche, che hanno provato a conquistare l’area afghana con scarsi risultati. L’argomento è di enorme attualità, dato che anche nel nostro presente la corsa all’occupazione del suddetto territorio coinvolge anche le maggiori forze politiche del mondo.
La tomba degli imperi
L’Afghanistan, paese situato nel cuore dell’Asia, è sempre stato popolato da tribù guerriere alle prese con i conquistatori stranieri. Oggetto di eterna contesa, ha dovuto affrontare scontri sin dai tempi di Alessandro Magno, per poi continuare nel tempo a combattere contro paesi come l’Inghilterra e la Russia. In particolare, nelle epoche più antiche i protagonisti furono
Alessandro Magno, il quale riesce a domarli e sposa la principessa Roxana (figlia di un capo tribù);
Islamici di prima espansione;
Mongoli di Gengis Khan;
Tamerlano il Grande, che fece di Herat (città di incontro tra la via della seta e la via delle spezie, proveniente dall’India) la capitale dello Stato.
Questi, però, dovettero resistere duramente alla riottosità delle tribù locali, che si opposero sempre con grande resistenza per proteggere il loro territorio. Il paese, solo in alcuni casi conquistato, è stato difficilmente mantenuto dai nemici.
“Ci adattiamo alla discordia, ai disordini e al sangue, ma non ci adatteremo mai ad un padrone.”
- capo tribù afghano al generale inglese Sephinston
Da qui viene il soprannome fornitogli di “tomba degli imperi”, che cela le motivazioni principali del successo afghano: le caratteristiche morfologiche e la demografia di natura tribale ed etnicamente eterogenea.
L’interesse che i paesi indirizzavano e tutt’ora rivolgono all’Afghanistan nasconde degli stimoli prettamente geopolitici. Infatti, il territorio è situato in un punto strategico e nevralgico che collega varie realtà diverse, come Russia, area asiatica, mondo persiano, Medio-oriente, India e Cina. Consiste nella zona di transito e passaggio obbligato delle celeberrime vie carovaniere. Mettere le mani su uno Stato con questi vantaggi significherebbe avere il controllo delle grandi reti commerciali e assumere un potere economico di imponenti dimensioni.
Una storia travagliata
Dopo il dominio dei Safavidi, l’Afghanistan trova l’unità a metà del XVIII secolo sotto la figura di Amed Durani. Questo panorama dura poco e si sfascia nella prima metà dell’800, quando gli inglesi, successivamente alla serie di guerre anglo-afghane, conquistano il paese e danno inizio al Grande Gioco. Ciò va ad indicare la sottile guerra diplomatica tra Inghilterra e Russia per l’egemonia della zona.
Nel 1919, l’Afghanistan ottiene l’indipendenza con il personaggio di Amanullah Khan, che vestirà i panni del re fino al 1929. Durante la Monarchia da poco instaurata, il sovrano si vede necessitato ad abiurare a causa dei suoi tentativi modernizzatori. Questi, insieme al progetto di creazione di uno Stato nazionale, si sforzano di diffondersi non solo nell’ambiente urbano, ma anche rurale. La cosa però non funziona, perché è proprio qui che prevale il tradizionalismo e la religione, i quali mantengono una mentalità chiusa che ha come obiettivo quello di difendere e conservare i costumi dell’area.
Nel 1973, la monarchia cade in seguito ad un colpo di stato e si instaura una breve Repubblica nelle mani di Mohammed Daud.
Nel 1978, il partito democratico popolare afghano compie un colpo di Stato e consegna la presidenza a Taraki, aiutato da Amin nei panni di vicepresidente. Appartenente ai partiti socialista e comunista, mette in atto delle riforme al fine di modernizzare lo Stato:
agraria: ridistribuzione delle terre;
eliminazione delle decime;
diritto di voto per le donne;
bambine a scuola;
divieto di matrimoni forzati;
abrogazione usura;
leggi laiche.
Sfortunatamente, ancora una volta, la popolazione dimostra di essere fervidamente ancorata alle tradizioni del passato e ai dogmi religiosi che creano un clima di resistenza ed opposizione. Così si scatenano le rivolte e le proteste che portano le istituzioni religiose a passare alle armi.
Dopo l’alleanza tra Taraki e l’URSS, il vicepresidente Amin uccide il suo superiore e ne assume il potere.
Un anno dopo, nel 1979, l’URSS, impaurito dalla possibilità che gli USA mettano le mani sul Paese, invade l’Afghanistan, usando le strategie che gli Stati Uniti avevano adottato in Vietnam e fallendo nell’intento di conquista. Gli oppositori che difesero lo Stato furono i mujaheddin alleati agli USA che, con la messa in crisi della distensione dopo l’eliminazione di papa Giovanni XXIII, Kennedy e Krusciov, vollero mettere un freno alle mire espansionistiche dei sovietici. I leader afghani della difesa erano Gulbuddin Hekmatyar e Burhanuddin Rabbani, aiutati dal comandante Massud (il cosiddetto “Leone del Panshir”) e da un flusso ingente di volontari tra cui spiccava Osama Bin Laden.
Nel 1985, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è in mano a Gorbaciov, il quale con una serie di riforme dà inizio ad una ristrutturazione (Perestroika) del Paese, ponendo fine all’imperialismo e cambiando le priorità dello Stato. Per questo motivo, aspira ad una nuova distensione ed ordina il ritiro unilaterale dei soldati sovietici dall’Afghanistan, preferendo l’abbandono di una guerra costosa, sanguinosa ed impegnativa e dichiarando la sconfitta.
L’Afghanistan si trova a dover affrontare una guerra civile, dopo la quale il mujaheddin si frantuma.
Talebani e Al Qaeda: l’attentato alle Torri gemelle
E’ nel 1994 che nasce il movimento dei talebani, fondato da Mullah Mohammed Omar (morto nel 2013), il quale due anni dopo conquista il potere fondando l’Emirato islamico dell’Afghanistan, caduto nel 2001 per mano degli USA.
I talebani sono fondamentalisti islamici della tribù pashtun, i quali traducono letteralmente la parola “talebano” con i termini “ricercatore”, “studente”. I leader seguiti a Mohammed Omar sono stati Mansour e Akhunzada, mentre dal 15 Agosto 2021 Baradar è diventato il presidente del secondo Emirato islamico dell’Afghanistan.
L’11 settembre 2001 è una data che nessuno è in grado di dimenticare, come è giusto che sia. Perché, tra gli eventi storici che hanno segnato la storia dell’umanità, questo è sicuramente uno di quelli che dobbiamo avere stampato nella nostra memoria. Quattro velivoli civili vengono dirottati sui cieli degli Stati Uniti. Mentre uno di loro finisce in aperta campagna, altri 3 portano distruzione prediligendo due destinazioni tragiche: il Pentagono (sede del Dipartimento della Difesa americano) e le Torri gemelle del World Trade Center di New York. Il crollo è devastante e provoca più di 2500 morti.
I colpevoli dell’attentato sono i talebani affiancati dai membri dell’Al Qaeda, organizzazione terroristica di stampo sunnita fondata da Osama Bin Laden (ucciso nel 2011). L’intento era quello di instaurare una lotta contro quelli che loro riconoscono essere i nemici dell’Islam. Si tratta di una vera e propria guerra santa musulmana, la jihad, che si propone come unica religione assoluta nel nome della verità.
La guerra in Afghanistan
L’attentato si moltiplicò in diverse località, assumendo una portata globale. A capo di una coalizione internazionale, gli Stati Uniti individuarono una serie di Stati canaglia dove si pensava fosse localizzata la centrale operativa e la base logistica di Al Qaeda, tra cui Corea del Nord, Afghanistan, Iran ed Iraq.
Nell’Ottobre dello stesso anno scoppia la guerra in Afghanistan con l’invasione degli USA nel Paese. L’appoggio viene anche dalla NATO e dalla forza armata multinazionale Isaf, di cui fa parte anche l’Italia. I principali obiettivi sono Al Qaeda, l’eliminazione del movimento talebano e la protezione del governo Karzai, istauratosi dopo la ritirata talebana.
Nel 2021, dopo 20 anni di guerra, il Presidente degli Stati Uniti d’America decide di ritirare definitivamente e ufficialmente l’esercito americano dall’Afghanistan. L’azione di Biden segue alla lettera gli Accordi di Doha, stipulati nel 2020, che sanciscono un trattato di pace tra USA e talebani da concedere entro la fine del 2022. È il 15 Agosto 2021 che la capitale Kabul viene riconquistata dai talebani, dopo la fuga del presidente dello Stato Ghani, che conferma la caduta della Repubblica Islamica e reinstaura l’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
Al prossimo articolo!
L(&A)
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