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Francesco Guicciardni

Francesco Guicciardini è uno degli letterati italiani, insieme a Machiavelli, che ha contribuito alla storiografia in epoca rinascimentale.

Vita

Francesco Guicciardini nasce nel 1483 a Firenze da una famiglia di ricca oligarchia cittadina. Studia diritto civile a Firenze, Ferrara e Padova e intraprende la carriera dell’avvocatura. Sposa Maria Salviati che lo aiuterà a conquistare un grande prestigio pubblico.

La sua carriera comincia con la carica da ambasciatore presso il re di Spagna, per cui scrive l’opera "Relazione di Spagna". La sua vita politica continua quando nel 1513 torna a Firenze e appoggia la famiglia dei Medici. Nel 1516 diventa governatore di Modena, nel 1517 governatore di Reggio e di Parma e nel 1521 assume il ruolo di commissario generale dell’esercito pontificio. Tutti questi incarichi saranno indispensabili per acquisire un’esperienza che poi riverserà con il pensiero di Guicciardini nelle future opere che scriverà. Successivamente, considera la creazione di un patto che si realizzerà nella Lega di Cognac tra Italia e Francia, ma che non avrà successo.

Quando a Firenze si ristabilisce la Repubblica, l'autore si rifugia nella villa di Finocchieto e scrive delle orazioni e delle lettere per confutare le accuse ricevute. E' proprio in questo contesto che mette in discussione i "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio" di Machiavelli e mette in luce quelli che, secondo lui, sono ragionamenti infondati.

Il declino politico di Guicciardini comincia con la confisca dei beni e il ritorno dei Medici nel panorama politico fiorentino, che inizialmente lo appoggeranno ma poi lo respingeranno.

Decide di dedicarsi infine all’attività letteraria nella Villa di Arcetri, dove scriverà "Discorsi politici" e "Storia d’Italia" e morirà nel 1540.


Storie fiorentine

Guicciardini decide di analizzare la storia di Firenze, partendo dal Tumulto dei Ciompi del 1378 fino ad arrivare alla Battaglia di Ghiaradadda del 1509. In quest’opera decide di indagare le cause degli eventi, esaltare i protagonisti come Lorenzo Dei medici e Girolamo Savonarola e illustrare le contraddizioni del presente.


Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli

Guicciardini esprime le contraddizioni ed i ragionamenti infondati arbitrari di Machiavelli nell’opera "Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli" del 1528. L'autore sostiene che non ci sono delle leggi assolute o dei modelli universali della storia dell’uomo e per questo non possiamo definire gli antichi come nostro esempio. La realtà è frammentata e non si può ricondurre ad un unico disegno, concetto che verrà ripreso anche nei "Ricordi" e in "Storia d’Italia".


Ricordi

I "Ricordi", pubblicati nel 1530 sotto forma di 221 riflessioni, sono, sono dei pensieri rivolti ai familiari dell'autore. Qui Guicciardini sostiene che gli ideali non si possono applicare nella politica e che la religione ha un ruolo positivo, perchè è utile all'l’essere umano in quanto lo porta all’ostinazione del raggiungimento del bene, ma anche un’influenza negativa dato che lo rammollisce. Generalmente la sua posizione è quella dell’indifferenza dello scetticismo per la trascendenza.

Questo porta Guicciardini a pensare che non ci sia un modello provvidenziale che regoli la realtà, ma ci sono invece dei casi e degli accidenti che non seguono un disegno logico. È qui che nasce il concetto della discrezione, ovvero la capacità di distinguere caso per caso grazie all’esperienza, senza appellarsi a esistenti criteri immutabili.

I pensieri che Guicciardini riporta sono slegati, in accordo con il pensiero stesso dell’autore che sostiene che la realtà non obbedisce delle leggi universali perché è incoerente e imprevedibile. Per questo motivo, la nostra conoscenza è limitata e relativa a determinate situazioni e determinati contesti e non si può fare nessun tipo di generalizzazione.

Ancora una volta Guicciardini si trova ad essere in contrapposizione con Machiavelli, perché non riconosce alla fortuna e alla virtù dell’uomo una spartizione uguale nella decisione della propria vita. Infatti la fortuna determina la vita dell’uomo con maggiore insistenza e predominanza rispetto alle azioni dell’uomo stesso, il quale deve conoscere come agire nelle situazioni che gli si presentano volta per volta.

A ciò si collega l’elogio del particolare, ovvero la forma di conoscenza necessaria per stabilire l’opportunità dell’azione: cosa devo fare per raggiungere il mio obiettivo? Così Guicciardini difende la sua posizione nella vita politica, dicendo che l’esilio e certi allontanamenti dalla vita pubblica sono decisioni rigide e necessarie per poter continuare a parlare di politica sotto forma di letteratura.


Storia d’Italia

Con le "Storie d’Italia" Guicciardini riconosce che il nostro Stato si ritrova in un ambito europeo molto più ampio e che è in balia di grandi potenze.

L’opera ha un’impostazione annalistica, seguendo le orme di autori latini come Tacito. Viene mantenuta la coesione e l’unitarietà e viene fatta un'analisi politica e psicologica con un’impostazione spregiudicata. Guicciardini, infatti, opera un attento esame delle testimonianze delle fonti come se fosse un vero e proprio storico. Cerca le cause di alcuni eventi, ma fatica a trovarle perché appunto come ha già sostenuto non si può ritrovare nella realtà un disegno provvidenziale e logico.

Nonostante la sua posizione dal punto di vista del pensiero, Guicciardini si avvicina al classicismo per il suo stile solenne la ricerca della grande cura formale, perché ha bisogno di ritrovare una certa eleganza e coesione nella letteratura, dato che nella realtà quotidiana è assente. Riprende i classici anche perché introduce dei ritratti come avevano fatto Sallustio e Cicerone, analizzando i comportamenti e la psicologia dei personaggi. Inoltre introduce anche delle orazioni fittizie con un'impostazione drammatica, quasi come se di fronte al lettore si svolgesse una tragedia i cui gli attori sono i personaggi stessi della storia.


Al prossimo articolo!

L(&A)

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