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Ludovico Ariosto - L'Orlando furioso

Il protagonista di questo articolo è Ludovico Ariosto, uno dei più importanti autori rinascimentali.

  • L'opera

  • Motivo dell'inchiesta

  • Confronto con la Divina Commedia

La vita

Ludovico Ariosto nacque l’8 Settembre 1474 a Reggio Emilia da una famiglia nobile: la madre Daria Malaguzzi Valeri era una nobildonna e il padre Niccolò Ariosto era il comandante dell’esercito degli Estensi. Nel 1484 si trasferì a Ferrara e, per volere del padre, intraprese gli studi di Giurisprudenza all’Università della città. Molto presto, però, Ludovico abbandonò l’impresa appassionandosi alla letteratura a lui contemporanea e alla cultura umanistica. In quegli anni conobbe e fece amicizia con Pietro Bembo, intellettuale famoso per aver proposto come modello della letteratura in versi il Canzoniere di Petrarca e per quella in prosa il Decameron di Boccaccio e che ebbe molta influenza sull’Ariosto.

Alla morte del padre Niccolò nel 1500, Ludovico si ritrovò da solo a doversi occupare dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Per questo motivo, fu costretto ad accettare delle cariche ufficiali da parte degli Estensi. Difatti, divenne Capitano della Rocca di Canossa e nel 1503 fu al servizio di Ippolito d’Este a compiere missioni politiche e diplomatiche o minute incombenze pratiche. Tra 1509 e 1510 si recò a Roma in veste di ambasciatore ed ebbe l’occasione di stringere dei rapporti negli ambienti fiorentini, ad esempio con il figlio di Lorenzo il Magnifico, il cardinale Giovanni de’ Medici poi diventato papa Leone X. Ludovico conobbe, inoltre, Alessandra Benucci, donna che sposò in segreto, dato che aveva preso in precedenza gli ordini minori diventando chierico per aumentare le sue entrate.

Nel 1517 il duca Alfonso I diventò il nuovo protettore di Ludovico, al quale affidò l’incarico di commissario della Garfagnana, zona conosciuta per il suo carattere turbolento. Nel 1525 tornò a Ferrara con la famiglia e si trasferì successivamente a Mirasole, dove si occupò della revisione e dell’ampliamento dell’Orlando furioso fino alla sua morte, avvenuta nel 1533 a causa di problemi polmonari.

Ariosto fu un poeta raffinato che lavorò ampliamente sulla frattura tra il sogno e la realtà. Durante la sua vita cercò di conciliare la scrittura con il suo lavoro, nonostante pensasse che gli incarichi che doveva svolgere fossero disdicevoli alla sua attività letteraria, che esigeva quiete e raccoglimento. La sua riposta consistette nella creazione di vite parallele attraverso le sue opere, tra cui l’Orlando furioso.


L'Orlando furioso

L'opera

Ariosto cominciò la stesura della sua opera più famosa nel 1505, ma la prima edizione venne pubblicata solo nel 1516. La seconda redazione uscì nel 1521 e presentava dei tagli ed un lavoro di revisione linguistica rispetto alla prima. È del 1532 la terza e ultima edizione, molto diversa dalle altre. In primo luogo al toscano letterario ricco di coloriture padane e latineggianti venne a sostituirsi il fiorentino dei classici del Trecento, secondo il modello della lingua di Pietro Bembo. Inoltre, i canti passarono dall’essere 40 a 46, mentre si aggiunse una componente pessimistica dovuta alle Guerre d’Italia del ‘500.

L’Orlando furioso è un’opera altamente originale formata da ottave di endecasillabi. Si presenta come continuazione dell’Orlando innamorato, opera di Matteo Maria Boiardo bruscamente interrotta a causa della discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII di Valois nel 1494. Nasce dalla fusione della materia bretone e carolingia, alle quali vengono aggiunte reminiscenze della letteratura classica e la straordinaria inventiva di Ariosto.

Il pubblico a cui è destinata l’opera è nazionale, ovvero non consiste nella sola corte ma ad un ceto di cultura media. Nonostante presenti delle caratteristiche tipiche dell’oralità, come formule ricorrenti, l’opera è interamente pensata per la diffusione attraverso la stampa. Ariosto non la scrive per dare alcun tipo di insegnamento morale (tipico dei poemi latini, secondo il “movere, delectare, docere”), dato che ha un fine prettamente intrattenitivo. L’Orlando furioso si fonda sulla tecnica dell’entrelacement, che consiste nel trattare in parallelo più vicende che vengono interrotte e riprese continuamente, come un fiume che gioca con i suoi affluenti. Sono inserite anche delle novelle, delle prolessi e alla fine di ogni canto delle lievi considerazioni morali. È impossibile fare un riassunto dell’opera, ma si possono individuare tra i vari personaggi dei fili narrativi principali:

  • la guerra tra il re africano Agramante, che vuole vendicare il padre Troiano, e Carlo Magno;

  • l’amore di Orlando per Angelica e la sua follia quando scopre della storia d’amore tra lei e Medoro;

  • le peripezie di Ruggiero e Bradamante, che include il motivo encomiastico dell’opera.


Il motivo dell'inchiesta

La molla che muove tutti i personaggi della vicenda coincide con il motivo dell’inchiesta, ovvero la ricerca del proprio oggetto del desiderio. Mentre nel ciclo bretone le quête aveva un carattere mistico-religioso, nell’Orlando furioso è del tutto profano e laico. Questo tipo di desiderio non è raggiungibile, è inappagabile perché sfugge continuamente e ciò porta all’errore materiale, l’allontanamento fisico, morale, allontanamento dalla fede, e intellettuale, follia.



Confronto con la Divina Commedia


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