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Gaio Crispo Sallustio

Gaio Crispo Sallustio (86 a.C. – 34 a.C.), più semplicemente Sallustio, è stato uno storico, politico e senatore romano del periodo repubblicano.

Vita

Gaio Sallustio Crispo nacque nell’86 a.C. ad Amiterno, in Sabina, in una ricca famiglia plebea. Essendo un homo novus, dovette essere raccomandato da Cesare per intraprendere la sua carriera politica.

Diventò questore e tribuno della plebe, finché nel 50 a.C. non venne espulso dal Senato per accusa di probum da parte dei censori, probabilmente aveva commesso adulterio con la moglie di Milone. Nel 49 a.C. Cesare lo riammise, mentre Sallustio lo aveva raggiunto in Gallia e lo stava sostenendo nella guerra civile.

Dopo la battaglia di Tapso (46 a.C.), Cesare rese la Numidia provincia romana con il nome di Africa Nova e le assegnò come primo governatore Sallustio. Siccome tornò a Roma arricchito, nel 44 a.C. venne accusato di concussione, de repetundis, e venne salvato di nuovo da Cesare. Alla sua morte Sallustio si ritirò dalla vita politica.

Con le ricchezze accumulate negli Sallustio acquistò la villa di Cesare a Tivoli e si fece costruire un palazzo circondato da giardini: l’horti sallustiani. Si occupò di storiografia per il resto della sua vita, finché non morì nel 35 a.C.


Opere e ruolo dello storico

Le opere di Sallustio conservatesi per intero sono il De Catilinae coniuratione e il Bellum Iugurthinum.

Entrambe le opere seguono una prassi tipica della storiografia greca: Sallustio sviluppa il tema dell’utilità della storia con una riflessione sulla sua importanza e sul ruolo dello storico. Trattare questo argomento era molto importante, soprattutto per Sallustio: la mentalità romana, infatti, prediligeva la partecipazione alla vita pubblica alle attività individuali (otium), poiché provocavano il distacco dalla res publica e il prevalere degli interessi privati.

La spiegazione avviene attraverso la teoria del dualismo platonico che riguarda l’uomo formato sia da anima, che da corpo. L’anima ha origine divina e, in quanto tale, ha il compito di guidare il corpo che le deve obbedire. Di conseguenza, le occupazioni più nobili ed elevate sono quelle che trascendono i limiti imposti dalla vita umana e sono affidate all’anima. Il riferimento a Platone non indica l’adesione ad una determinata dottrina, ma mostra la necessità di far riferimento a personaggi precedenti illustri e autorevoli.

L’attività politica era una delle occupazioni nobili giustificate da Sallustio, però a Roma non era più praticabile dato che prevaleva la corruzione, gli onori non erano conferiti per virtù, ma per frode e violenza dai cittadini peggiori. Al contrario, la storiografia porta a sottolineare l’importanza dello storico, il quale si occupa dell’esposizione, interpretazione e valutazione dei fatti. Si tratta di un personaggio ineccepibile che ha sperimentato la corruzione della vita politica ed imparziale ne prende le distanze. Austero e autorevole, dà dei giudizi a favore delle res publica e di cui tutti si possono fidare.


Stile

Sia il De Catilinae Oratione che il Bellum Iugurthinum sono delle vere e proprie monografie perché trattano di un solo argomento, di un unico episodio in un tempo limitato (rispettivamente gli anni 64-62 a.C. e 111-105 a.C.). Questo genere letterario non è del tutto nuovo a Roma, dato che Celio Antiprato l’aveva già utilizzato per narrare la seconda guerra punica.

Sallustio cercò di essere il più oggettivo e imparziale possibile nelle sue opere. Ad esempio, nonostante fosse dalla parte di Cesare e dei populares, espresse delle critiche anche verso l’arroganza dei tribuni della plebe.

Inoltre, diede ai suoi scritti un’impostazione moralistica, perché non si limitò soltanto ad analizzare gli eventi descritti, ma assunse un punto di vista generale per conferire una prospettiva più ampia riguardo la crisi etico-morale di Roma.

Sono presenti molti riferimenti a Tucidide e Catone, i suoi due modelli stilistici. È per questo motivo che anche la forma venne considerata da Sallustio essenziale. A ciò si aggiunge una patina arcaica testimoniata arcaismi fonetici e morfologici, neologismi e termini desueti o usati in maniera particolare.

Tutti questi accorgimenti contribuiscono alla brevitas, ovvero quel meccanismo letterario che consta in uno stile diretto, chiaro, conciso e pregnante, che mira ad esprimere il maggior numero di concetti con il minor numero di parole possibili. Come conseguenza di ciò, la prosa è veloce e brusca.

In tutte le opere è anche presente la variatio, ovvero quella tecnica che consta nell’applicare una struttura asimmetrica alla narrazione e crea un’atmosfera inquieta. Sostanzialmente, è l’opposto della concinnitas di Cicerone che predilige una continua armonia e simmetria raggiunte attraverso parallelismi e figure di ripetizione.

Le opere di Sallustio hanno un andamento selettivo, dato che alcuni fatti vengono presentati solamente di scorcio, mentre altri sono più approfonditi e ampiamente sviluppati. Ci sono anche segmenti drammatici, cioè che ricorrono a tecniche tipiche delle opere teatrali, come Sallustio ipotizza i discorsi e le parole dei personaggi.


La decadenza di Roma

Le parti più pregnanti di significato sono in generale gli excursus che, oltre a scandire il racconto, approfondiscono i caratteri delle vicende narrate e li analizzano da un punto di vista moralistico. Ad esempio, l’excursus centrale del De Catilinae Coniuratione tratta la Roma ai tempi di Catilina, la sua degradazione e corruzione, mentre quello iniziale ripercorre la sua storia dalla nascita della Città fino all’epoca allora contemporanea. La narrazione avviene attraverso una valutazione moralistica complessiva riguardo i mores della popolazione e quindi i vizi, le virtù, gli atteggiamenti dell’individuale e del collettivo. È così che vengono messi a confronto il passato e il presente, il quale risulta inferiore all’idealizzazione del “Buon tempo antico”.

Secondo Sallustio, la decadenza dell’impero romano era cominciata con la fine della terza guerra punica e con la distruzione di Cartagine. La sicurezza venutasi a creare dalla maggiore potenza di Roma aveva provocato, infatti, il cambiamento della mentalità e delle tradizioni di operosità, giustizia, concordia e onesta. Inoltre, aveva ridotto quel sentimento di metus hostilis che metteva in guardia il popolo dai nemici, letteralmente “paura del nemico”. I fattori che, secondo Sallustio, avevano contribuito alla corruzione erano stati avaritia, intesa come avidità, eccessivo desiderio di ricchezza, e l’ambitio, la brama di potere. La malattia dello Stato aveva portato ad un progresso di degradazione irreversibile che aveva raggiunto il culmine con la congiura di Catilina.


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L(&A)

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