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Le oriazioni

L’orazione è un discorso in prosa pronunciato in pubblico dall’oratore e che si fonda sulla retorica, ovvero l’arte della buona parola.

Caratteristiche principali

Le orazioni presentano come punto centrale l’io, riferito alla persona che parla, e il voi, coloro che lo ascoltano. Il pubblico, infatti, viene continuamente coinvolto e richiamato all’attenzione attraverso apostrofi, esortazioni o considerazioni sulle loro stesse opinioni. Queste sono caratterizzate da occasionalità, brevità e hanno una sintassi molto semplice, nonostante le fonti scritte non rispecchino le peculiarità del discorso orale. Per suscitare l’interesse del pubblico e favorirne il consenso, è presente un’articolata elaborazione retorica alla quale si aggiunge lo stile più elevato di esordio ed epilogo che comprendono la captatio benevolentiae, la dichiarazione di modestia e l’invito indirizzato all’uditorio per esprimere la propria opinione favorevole all’oratore.


Scopi

Gli scopi principali sono quello di delectare, movēre e docēre. Con docēre si intende l’ammaestramento morale, l’insegnamento che l’oratore dà ai suoi ascoltatori o lettori anche attraverso la dimostrazione della propria tesi. Movēre, o flectĕre, si riferisce all’obiettivo di chi parla di convincere gli spettatori, smuovere le loro emozioni e di portarli dalla propria parte. Con delectare ci si riferisce al carattere gradevole dell’orazione che non deve essere pesante, ma deve essere piacevole all’ascolto o alla lettura.


Generi

Le orazioni possono essere di tre tipi in base allo scopo che vanno a soddisfare. Le orazioni giudiziarie hanno come obiettivo l’accusa e la difesa di qualcuno in una determinata circostanza, come ad esempio nel tribunale. Quelle politiche, o deliberative, sono quelle destinate ad un’assemblea (Senato, tribuni, ecc...) dove vengono prese delle decisioni prettamente politiche. L’ultima tipologia consiste in quella epidittica che, a differenza delle altre che hanno fini persuasivi, è commemorativa e si pronuncia in occasioni svincolate da questioni di Stato, un esempio sono i funerali.


Origini greche

L’oratoria nasce in Grecia, dove i discorsi di accusa e di difesa si svolgono di fronte a tribunali popolari. Il problema si era posto per quelle persone che avevano bisogno di pronunciare un’orazione, ma non ne erano capaci e avevano bisogno di un aiuto. In questo modo nasce la figura del logografo, esperti nel settore e paragonabili agli avvocati odierni, che preparavano dei discorsi dietro un compenso. Così sono nati i primi trattati di retorica, i tèchnai. Un grande impulso a questo fenomeno provenne dai filosofi sofisti, brillanti conferenzieri che tramandavano ai giovani le loro abilità di retorica.

I massimi rappresentati dei vari generi dell’orazione in Grecia furono

  • Lisia: si occupava di orazione giudiziarie con una forte caratterizzazione dei personaggi (etopea), purismo linguistico e uno stile semplice;

  • Isocrate: esponente dell’orazione epidittica, preferiva discorsi ampi e complessi attenuati di simmetria e armonia;

  • Demostene: si dedicava al genere deliberativo e lavorando sul pathos per suscitare emozioni.

Diffusione a Roma

L’oratoria ha riscosso un gran successo a Roma, in quanto tutte le decisioni si prendevano nell’assemblea e riuscire ad esprimersi con dei discorsi convincenti era essenziale. L’oratore assume, quindi, quello che oggi può è il ruolo dell’avvocato. Le prime orazioni latine provengono da Appio Claudio Cieco, Catone il Censore e, soprattutto, da Cicerone.


Cicerone

Le orazioni intere di Cicerone che sono arrivate fino a noi sono 58. Quelle più famose sono le Verrinae, Pro Archia poeta, Pro Sestio, Pro Caelio, Pro Milone, Pro Lege Manilia, le Catilinariae, le Philipppicae.

La loro pubblicazione e le modifiche apportate dopo averle pronunciate e messe per iscritto sono state curate dall’autore stesso. I suoi motivi principali erano la propaganda politica, la possibilità di dare una risposta alle critiche ed il desiderio di mantenere la propria gloria tra i suoi contemporanei e di trasmetterla anche ai posteri.

Lo stile di Cicerone è estremamente vario, duttile, eclettico e malleabile. L’autore ricorre sia alla magniloquenza che alla brevità e concisione quando ce n’è la necessità. L’autore si avvale di molte proposizioni subordinate e della concinnitas, ovvero di una caratteristica armonia continua, un ordine raggiunto attraverso parallelismi, strutture simmetriche e figure di ripetizione.


Parti dell’oratoria

L’orazione si compone delle seguenti parti fondamentali:

  • EXORDIUM l’esordio che include dei passaggi tipici, come la captatio benevolentiae, che mirano a far entrare l’oratore nelle grazie dei giudici;

  • PROPOSITIO consiste nell’enumerazione degli argomenti che verranno trattati nel discorso;

  • NARRATIO è l’esposizione oggettiva dei fatti in cui colui che parla si limita a raccontare gli eventi così come stanno senza esprimere alcun tipo di giudizio;

  • ARGUMENTATIO l’oratore presenta le prove che sono a favore della propria tesi;

  • CONFUTATIO cioè la confutazione, durante la quale si smonta la tesi opposta alla propria;

  • PERORATIO si tratta dell’epilogo che include l’invito verso il pubblico di esporre la propria opinione favorevole all’oratore.

Parti della retorica

Le parti della retorica sono quegli step che un una persona fa nel momento in cui prepara un’orazione.

  • INVENTIO viene rintracciato il materiale necessario per scrivere, come informazioni di tipo giuridico, letterario e non solo;

  • DISPOSITIO si crea una struttura ordinata;

  • ELOCUTIO si cura lo stile del discorso attraverso la sintassi, il lessico adeguato e le figure retoriche;

  • MEMORIA si studia cosò che si è preparato;

  • ACTIO si espone accuratamente il discorso prestando particolare attenzione alle espressioni del volto, alla gestualità, al tono di voce e alla prossemica.


Al prossimo articolo!

L(&A)

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