Raffaello Sanzio nacque a Urbino e per questo ricordato come l’urbinate. Orfano, ricevette solo un primo indirizzo alla pittura dal padre.
Approccio all'arte
Si tratta dell’emblema della pittura rinascimentale e allo stesso tempo un pittore universale. La sua caratteristica principale consiste nel riuscire nelle sue opere a prendere spunto da altri artisti per poi reinterpretare il linguaggio e lo stile delle raffigurazioni. L’artista, infatti, usava elaborare i modelli dei pittori già affermati e, usando un atteggiamento critico, trasformarli poi in modo radicale. Raffaello ebbe il merito di ritrovare l’armonia tra forma naturale e principio universale che si sapeva essere il segreto dell’arte greca e romana. Le sperimentazioni artistiche, per lo più evitate da Leonardo e Michelangelo, hanno fatto sì che Raffaello incarnasse una terza via dell’arte di rinascimentale.
Confronto con il Perugino
Anche se non c’è conferma di ciò, si pensa che Raffaello sia stato discepolo del Perugino. Si è certi, però, che da lui abbia preso ispirazione nella realizzazione delle sue opere. Un’importante occasione di confronto tra i due artisti arrivò con lo Sposalizio della Vergine nella chiesa di San Francesco, a Città di castello (Perugia). Il quadro presenta Maria e Giuseppe che si uniscono in matrimonio alla presenza delle ancelle di Maria a sinistra e dei suoi ex pretendenti a destra, mentre questi portano dei bastoncini secchi. Secondo il racconto del vangelo, infatti, molti aspiravano a sposare Maria ma solo Giuseppe, che ebbe la propria asticella fiorita, fu riconosciuto come l’uomo scelto da Dio per presentarsi di fronte a lei. Uno dei pretendenti spezza il suo bastoncino ormai inutile. La scena è ambientata in una piazza aperta e dominata da un tempio centrale che ricorda il tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante. Tra i personaggi in primo piano e il tempio si trovano altre figure scandiscono la profondità della piazza. Quando Raffaello inizia lavorare al progetto, Perugino stava dipingendo un soggetto analogo per la chiesa di San Lorenzo a Perugia. Il giovane Sanzio si ispirò ad esso, ma lo rielaborò i caratteri simili corrispondono a collocazione degli elementi nel quadro, personaggi eleganti, espressioni quiete e malinconiche. Le differenze sono sostanziali: se il Perugino aveva concepito lo spazio per piani paralleli creando una relazione debole tra personaggi e tempio, Raffaello seppe integrare uomo e architettura grazie alla disposizione circolare delle figure che continua oltre i limiti del quadro, rendendo l’asse dell’edificio il perno di un ampio movimento rotatorio. Perciò, nel quadro di Raffaello c’è una grande profondità mentre le persone ed il paesaggio sembrano più reali.
Agnolo Doni e Maddalena Strozzi
Raffaello fu anche un ritrattista e questo lo dimostra la commissione per Agnolo Doni dei ritratti celebranti le sue nozze con Maddalena Strozzi. Il quadro mostra i personaggi di tre quarti, seduti alla terrazza che risaltano sullo sfondo del paesaggio che è per questo basso. Agnolo Doni, ricco e facoltoso mercante, indossa un abito elegante, che rivela la sua elevata posizione sociale. Raffaello seppe realizzare con cura e fedeltà tratti del volto e lineamenti del committente, espressione leggermente corrucciata, ricreando la forte personalità e il carattere aspro. Maddalena Strozzi è la giovane sposa cosciente di aver fatto il matrimonio giusto e consapevole del proprio ruolo sociale, esibito con abito di seta, anelli e pietre preziose. Il ritratto della donna riprende la Monna Lisa di Leonardo con postura, mani, sguardo, i capelli, abito e velo. La differenza sostanziale, oltre nei colori più vivaci, sta nel fatto che Raffaello non presenta i moti dell’animo, ma fa un’analisi psicologica del personaggio molto chiara, tanto da renderne semplice la lettura, per mettere a nudo il soggetto. Come Leonardo, Raffaello usa i colori morbidi e quasi vellutati, anche se la sua relativa esigenza di chiarezza lo spinge a non adottare pienamente la tecnica dello sfumato. I paesaggi, infatti, mantengono sempre un certo nitore e testimoniano un’attenzione per i particolari minuziosi che rimanda alla pittura fiamminga che si nota nelle mani segnate dalle vene azzurrine, negli anelli, nella resa dei tessuti e del paesaggio
Ritratto di Giulio II
Raffaello eseguì il Ritratto di Giulio II. L’immagine del pontefice anziano e dall’aria severa sprigiona molta energia. Il papa è vestito con mazzetta e il camauro rossi, seduto sulla cattedra pontificia di tre quarti, anticipa ritratti di principi e sovrani a figura intera. Giulio II è immerso nei suoi pensieri con espressione corrucciata, bocca serrata e sguardo altrove, con un l’apparente atteggiamento di stanchezza contrapposto alla stretta del bracciolo della sedia. Non è il pontefice guerrafondaio che pensa alla spada, ma colui che si occupa dei suoi fedeli.
Autoritratto con il maestro di scherma
L’Autoritratto con il maestro di scherma raffigura con un vivace gioco di sguardi l’artista in secondo piano con lo sguardo rivolto lo spettatore, mentre nel primo c’è un secondo soggetto ancora misterioso che si volta a guardarlo e che, colto alla sprovvista, ci vene presentato da Raffaello. Il secondo personaggio, in confidenza con l’artista, è forse l’insegnante di scherma, dato che l’uomo porta una mano all’elsa della spada, oppure, un allievo, un collega o un committente. Raffaello è maturo, pacato, equilibrato, controllato, consapevole di sé e porta barba e lunghi capelli sciolti secondo l’iconografia tradizionale di Cristo, così da richiedere un atteggiamento reverenziale.
Al prossimo articolo!
L(&A)
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