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Gerardo Dottori

Gerardo Dottori è stato un pittore futurista umbro vissuto tra 1884 e 1977. Oltre ad aver collaborato con Filippo Tommaso Marinetti, ha anche raggiunto una autonomia e creatività tale da realizzare il Manifesto umbro dell’Aeropittura.

Il futurismo

Il futurismo fu un’avanguardia italiana, ovvero una corrente letteraria e artistica innovativa ed audace che si trova in aspra contrapposizione rispetto alla tradizione. Il movimento nacque nel 1909 con la pubblicazione del “Manifesto del futurismo” operata da Filippo Tommaso Marinetti nel giornale francese “Figaro” e poi si diffuse in altri stati d’Europa, come la Russia.

Il futurismo italiano ebbe un’inclinazione provocatoria ed esaltò alcuni desideri aggressivi dell’animo umano. Uno dei punti principali sviluppati nel manifesto e professati dai futuristi fu la ricerca di una forza interiore da poter manifestare nella realtà. Veniva celebrata la guerra come quella rivolta in grado di aguzzare e risvegliare l’indole dell’uomo. Collegati a questa aura violenta erano i concetti di coraggio, velocità, energia e tecnologia (tutte queste peculiarità si incarnavano nel mito dell’automobile). A ciò si contrapponeva la produzione artistica e culturale degli anni precedenti, vista dai futuristi come forma di debolezza di un uomo, il quale invece dovrebbe dimostrarsi virile e potente.

2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. […]
7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo. 

Tutto ciò che riguardava il passato veniva considerato morto, datato, anacronistico. Per questo motivo, doveva venire sotterrato e dimenticato a favore della nuova era superiore ed in grado di andare oltre i limiti dell’essere umano.

Musei: cimiteri!… Identici, veramente, per la sinistra promiscuità di tanti corpi che non si conoscono. Musei: dormitori pubblici in cui si riposa per sempre accanto ad esseri odiati o ignoti! Musei: assurdi macelli di pittori e scultori che varino trucidandosi ferocemente a colpi di colori e di linee, lungo le pareti contese! 
Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all’anno, come si va al Camposanto nel giorno dei morti… ve lo concedo. Che una volta all’anno sia deposto un omaggio di fiori davanti alla Gioconda, ve lo concedo… Ma non ammetto che si conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa inquietudine. Perché volersi avvelenare? Perché volere imputridire […]? 

Nell’arte, il futurismo riuscì ad esprimere tutte le esigenze che ostentava, anche attraverso artifici artistici. La sua diffusione prese origine nel 1910 a Milano da “Manifesto dei pittori futuristi” e “Manifesto tecnico della pittura futurista”. I principali artisti coinvolti furono Boccioni, Balla e Carrà. I caratteri principali furono

  • abolizione della prospettiva tradizionale;

  • moltiplicazione dei punti di vista, che conferisce alle opere una natura dinamica;

  • elogio della velocità, che esprime il mito del progresso;

  • omaggio allo spazio urbano, come ambiente di realizzazione dello sviluppo tecnologico e del ritmo cittadino.

Vita

Dottori nacque a Perugia nel 1884 da una famiglia numerosa ed in difficoltà economiche. Nonostante ciò, fin da bambino mostrò una predisposizione per le attività artistiche e per questo venne mandato a studiare in un istituto d’arte. Per dare una mano alla famiglia, di giorno usava lavorare alla bottega del restauratore Mariano Rocchi, entrando in contatto con i materiali del mestiere come pennelli, setole, colori, tavole e tele. Nel mentre, continuava a frequentare i corsi serali dell’Accademia delle Belle Arti di Perugia.

Tra le varie attività, si interessò all’architettura, al disegno dal vero ed al paroliberismo (composizione poetico-letteraria priva di punteggiatura, in cui appaiono le prime onomatopee e la parola diventa portatrice del concetto).

Con il tempo, nella realizzazione dell’opera aumentò la velocità di esecuzione, perfettamente in linea con i modi dei futuristi, e cominciò ad indagare maggiormente il concetto da ritrarre.


Fanciulla umbra e Primavera

Fanciulla Umbra (1904)
Fanciulla Umbra (1904)

Dopo un viaggio a Milano, Dottori ritrasse la sorella Bianca in un primo piano a rappresentare l’Umbria, sua regione di nascita, come una fanciulla giovane ed acerba (“Fanciulla umbra”). La tecnica utilizzata dal pittore è il divisionismo, grazie a cui le pennellate di colore si articolano in punti e tratti ma, ad una certa distanza, vengono tradotti dall’occhio umano come macchie e sfumature realistiche. Così lo sfondo iniziò a muoversi. Dottori si cominciò a distaccare dagli insegnamenti dell’Accademia, ancora ancorata all’insegnamento di bellezza e proporzione ideali. Si avvicinò, invece, all’uso dei tocchi di colore, che creano aspetti cromatici di sfumature e luce.

Primavera (1912)
Primavera (1912)

Con il tempo, l’artista cominciò a possedere una coscienza artistica tale da attuare uno spostamento verso il futurismo. In questo modo, dal punto passò alla “sciabolata” e realizzò la “Primavera”. In un dipinto che pare prevalentemente astratto, spicca un volto tra lo sfondo esplosivo e dinamico, in grado di incarnare la velocità materica tipica dei futuristi.


Incendio città

Incendio città (1926)
Incendio città (1926)

La leggenda narra che, al ritorno da una battuta di caccia presso Borgobello, Dottori assistette all’incendio scoppiato nel centro storico di Perugia (nel quadro sono riconoscibili i Campanili di San Pietro e San Domenico). Invece di prendere parte alle attività di soccorso, l’artista decise di recuperare gli attrezzi del mestiere e fare uno schizzo della scena.

La composizione è dinamica e presenta una visione dall’alto. L’assetto vorticoso viene enfatizzato dal lavoro di sintesi degli elementi in forme geometriche, ognuna con un significato simbolico. Il triangolo, ad esempio, promuove l’energia ed il furore e viene assimilato come elemento maschile. Dato il significato che racchiude e la sua forma, questo viene utilizzato per le fiamme, le quali si fanno spazio nell’atmosfera circostante e compenetrano l’elemento circolare. Il cerchio ha il ruolo di ammorbidire la composizione, creando contrasto con la forma triangolare.

In corrispondenza delle forme geometriche, Dottori ha prestato attenzione all’uso del colore. Alternando toni caldi e freddi, il pittore è stato in grado di rappresentare visivamente l’andamento termico dell’evento. Difatti, nelle aree lontane dall’incendio, quindi più fredde, ha utilizzato celeste, azzurro, blu, violetto, nero. Il centro è dominati, invece, da tinte calde come giallo, arancio, rosso e dal bianco, il quale richiama l’incandescenza in maniera simbolica ed evocativa.


Paesaggi

Dottori, oltre all’arte, coltivò la sua passione per il volo: era anche un aviatore. Questo ebbe una grande influenza sulle sue opere, che spesso ritraevano paesaggi colti da punti di vista temporali e spaziali molto particolari.

Un esempio è “Paesaggio” (1931), dipinto in cui promuove il cambio di prospettiva dall’alto verso il basso. Ciò ha cambiato il suo modo di vivere l’arte a 360°, conferendo alla linea dell’orizzonte un’impostazione curva, trasferendo la cartografia all’interno dell’ambito artistico e facendo assumere al colore una dimensione degradante.

Aurora sul golfo” (1935) rappresenta, invece, la costa di La Spezia, attraverso una visione zenitale con colline che degradano verso il mare. Le ombre vengono dettate dal sorgere del sole, astro il cui movimento è scandito da aloni di luce ed in grado di generare onde, secondo una propagazione spazio-temporale. Presso le coste torna suggestione divisionista, dato che l’irraggiamento della luce viene riflesso nell’acqua mediante dei tratti dorati.

A promuovere l’aeropittura, Dottori dipinge anche “Lago umbro” (1942). Il protagonista è il Lago Trasimeno, che appare incastonato nella vegetazione come una pietra preziosa. L’atmosfera è resa da rapidi tocchi di colore e sfumature. Una curiosità riguardante questa opera è che deriva da un ripensamento e rielaborazione di un quadro sottostante (informazione derivata da studi scientifici, i quali hanno individuato uno strato inferiore di pittura con pigmenti ed elementi differenti).


Forme ascensionali

Forme ascensionali (1930)
Forme ascensionali (1930)

Torna la contrapposizione tra spigoli ed l’elemento curvo, il quale rappresenta la natura femminile. Il quadro ritrae l’alba nell’ambiente di montagna, dove è possibile sperimentare la fresca nebbia mattutina presso la valle. I fasci di luce irradiano e si scontrano con le vette dei monti, che li rifrangono come dei cristalli. Il ghiaccio riflette la luce e la spinge verso l’alto, creando un gioco di specchi.


Allegoria inverno e Flora

Allegoria inverno
Allegoria inverno

Allegoria inverno” di Dottori racchiude al centro del quadro un albero che ha subito la violenza dell’inverno. Questo rappresenta un vero e proprio sacrificio a favore dell’essere umano che cerca di sopravvivere alla durezza della natura. La sofferenza dell’uomo viene “dipinta” dall’artista sotto forma del dialogo che si instaura tra l’unico volto realizzato (in basso a destra) e l’audience. Sullo sfondo, ammassi di neve oscurano le rotondità delle colline, popolate da alberi fortemente stilizzati.

Il sacrificio, compiuto dall’albero protagonista, viene attuato in nome della rinascita, ritratta dall’artista nel dipinto “Flora”.

Flora (1925)
Flora (1925)

Flora”, in una composizione atipica, presenta in primo piano una donna che impersonifica la primavera. L’ispirazione di Dottori deriva da rappresentazioni monolitiche in primo piano e dal dipinto “La nascita di Venere” di Botticelli. La fanciulla osserva lo spettatore dall’alto in una veste giudicatrice, ma assume un fare dolce e materno. A proposito di ciò, il suo ventre è fecondo di vita ed è come se sbocciasse contemporaneamente alla rinascita della natura. I colori del dipinto non sono casuali: questi ripropongono quell’atmosfera reale in cui, in primavera, il vento smuove gli alberi che creano un gioco di luci mediante il moto delle foglie. Flora ha il capo reclinato, le braccia rilassate ed un sorriso appena accennato; mentre la luce, che benedice il risveglio del giorno, arriva da un punto che non appartiene alla tela, conferendo al quadro una nota di misticismo.


Trittico della velocità

Trittico della velocità (1927)
Trittico della velocità (1927)

Dottori prese ispirazione dal “Trittico degli addii” di Boccioli per realizzare il “Trittico della velocità”. Si tratta di una serie di tre quadri che incarnano tutte le peculiarità del futurismo puro, attraverso l’esaltazione della velocità, la compenetrazione, la simultaneità di visione e l’amore verso l’innovazione tecnologica.

L’evento omaggiato è la Coppa Perugina: compiuta da auto da corsa, era una gara di velocità in voga tra 1924 e 1928 che interessava il centro città. Il pittore sintetizzò la competizione nei suoi momenti fondamentali e gestendo in maniera sublime la composizione: Partenza, Corsa e Arrivo.

La Partenza viene introdotta attraverso una visione dall’alto del momento iniziale della gara. Nello sfondo, arricchito da suggestioni dell’800 (ad esempio, le donne con gli ombrellini sono segno di una rimembranza francese), troviamo il pubblico, posizionato sugli spalti. Al centro, i bolidi sono pronti a scattare, le bandiere vengono risucchiate dal vento e l’energia viene condensata sopra il culmine dell’auto con il colore giallo. Oltre all’esaltazione nazionalista, Dottori è stato in grado di raffigurare anche pittoricamente il rumore, attraverso poligoni, forme scomposte, triangoli. Questi ci offrono la sensazione di un’atmosfera polverosa, terrosa, dominata dall’odore e dal rombo dei motori della auto pronte a partire.

Il dipinto dell’Arrivo è esattamente speculare alla Partenza, proprio perché si tratta della situazione opposta. Per questo motivo, è rappresentato il traguardo, ma è il centro il fulcro della scena, dato che lì c’è un aumento di velocità.

Il Trittico trova la sua somma chiave interpretativa nella Corsa. Dottori ha dipinto il momento fornendo una doppia sensazione. Al centro si trova l’auto che attraversa e buca lo spazio. Ogni singolo passaggio sempre definito da tanti step di velature ed elementi cromatici che ci donano la sensazione del movimento, come in "Le mani del violinista" di Giacomo Balla. Lo spazio viene deformato ed incurvato dalla percezione periferica dell’occhio umano, aiutata dal fascio di luce che ingloba ed illumina il moto. Ciò che si sposta è solo l’ambiente prossimo all’auto, mentre tutto ciò che la circonda rimane calmo nella quiete.


Crocifissione

Crocifissione (1928)
Crocifissione (1928)

La “Crocifissione” è il quadro esempio dell’arte sacra futurista che Dottori realizza nel 1928 e che ripropone in un’opera gemella, attualmente custodita nei Musei Vaticani. Le due opere d’arte vennero esposte insieme una sola volta nel 1979 a Spoleto, per poi venire separate definitivamente.

Al centro del quadro è posizionato Gesù Cristo, come frutto di devastazione e caos. La natura è solidale con le sofferenze dell’uomo, come si può ben dedurre dagli alberi piegati da sofferenza, peccato e malvagità. La risposta al dilemma è da trovarsi nella pace che deriva da Cristo, inondato dalla solennità mistica della luce. Il colore, ancora una volta, viene gestito in maniera simbolica e l’evento viene rappresentato attraverso un assetto teatrale, quasi da sembrare una scenografia.

Ai piedi della croce sono posizionate due figure femminili: Maria e Maddalena. Quest’ultima è prostrata ai piedi di Cristo e li tiene in adorazione; mentre il suo grembo è vuoto e scarnificato, pronto ad accogliere l’ipotetica risurrezione successiva al sacrificio. A dare significato alla scena, il messaggio viene tradotto su tela mediante il colore verde: terreno fertile simbolo di rinascita.


Opere custodite a Palazzo della Penna, Perugia.

Foto realizzate da L(&A).


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L(&A)

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