Oggi parleremo della prima rivoluzione inglese, nata per sconfiggere una monarchia ed instaurare una repubblica. A differenza della Francia, l’Inghilterra non riesce a conseguire il progetto assolutistico e questo fatto è dovuto soprattutto alla presenza di un parlamento forte che si oppone al re.
Il parlamento inglese
Il parlamento inglese è un’assemblea nazionale che ha il compito di rappresentare tutta la popolazione e che costituisce un limite al potere regio. Le sue prerogative in materia di fiscalità e giustizia derivano dalla Magna Charta. Questo documento, risalente al 1215, infatti, stabilisce che nessuna tassa possa essere imposta senza il voto del parlamento e che nessuna persona possa venire condannata senza un giusto processo (principio dell’Habeas corpus). Era diviso in due parti. La camera dei lords era nominata a vita dal re, questo accade ancora oggi, ed era formata da baroni, clero e aristocrazia. La camera dei comuni era elettiva e composta dalla gentry, piccola e media nobiltà terriera, e dai ceti urbani.
Giacomo I Stuart
1603
Elisabetta I, la vergine regina, muore senza lasciare eredi diretti. Il parente più stretto è Giacomo VI Stuart, figlio di Maria Stuart e re di Scozia, che sale al trono con il nome di Giacomo I, re di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Sin da subito il suo programma assolutistico suscita malcontento e opposizione da parte del parlamento. Il re vuole rafforzare le corti giudiziarie composte da funzionari di nomina ragia, riducendo le prerogative della gentry. Così facendo, aumentano le ragioni del conflitto con il parlamento, il quale, in quanto rappresentate del popolo, reclamava il controllo sul governo del re ed il potere legislativo.
1605
Anche nelle questioni religiose Giacomo I divide i suoi sudditi. Il re sposa la fede anglicana deludendo sia i cattolici che i puritani, calvinisti radicali che rifiutano ogni compromesso tra la riforma e il cattolicesimo romano. Questo provoca una reazione molto forte da parte dei cattolici che nel 1605 organizzano la congiura delle polveri, una congiura che avrebbe dovuto far saltare in aria il re nella camera dei comuni con una grande quantità di polvere da sparo, ma che fallisce a causa di una soffiata.
1625
Dopo la morte di Giacomo I, gli succede il figlio Carlo I. I comportamenti del nuovo re esasperano i contrasti.
Carlo I Stuart
1628
Il parlamento oppone resistenza al nuovo re proponendo la Petition of Rights, ovvero una riaffermazione dei principi della Magna Charta. Carlo I inizialmente la sottoscrive, ma solo perché ha urgente bisogno di soldi, e quindi di imporre una tassa, per aiutare gli ugonotti francesi alla Rochelle, roccaforte assediata da Richelieu.
1629
Per ridurre al silenzio gli oppositori politici, Carlo I scioglie il parlamento, che per altri 11 anni non verrà più convocato. In quegli anni l’Inghilterra, investita anche da una crisi economica, diventa una polveriera dove motivi religiosi e rivendicazioni politiche si sommano scatenando il malcontento generale a cui Carlo risponde con un’ondata di arresti indiscriminati.
1640
Avendo bisogno di altri soldi e non volendo convocare il parlamento per l’imposizione di una nuova tassa, il re aggira il problema estendendo la ship money, un’imposta originariamente dovuta solo alle città portuali, a tutte le città del regno. Questo però non basta. Infatti, il suo progetto di unificazione totale del regno sotto la chiesa anglicana scatena la reazione della Scozia puritana, che nel 1638 rifiuta la conversione con un patto di resistenza (Covenant). Per avere il finanziamento necessario per la guerra contro la Scozia puritana, il re è costretto a convocare nel 1640 il parlamento, il quale non approva la sua richiesta. Il cosiddetto “parlamento corto” dura un mese e Carlo I ne convoca un altro sempre lo stesso anno e che verrà chiamato “parlamento lungo” (1640-1653), credendo che il suo progetto venga promosso. Al contrario, questo non avviene, ma anzi nel 1641 il parlamento redige un documento, la Grande rimostranza, che condanna tutte le violazioni delle norme del regno compiute dal re.
1642
Carlo I in persona si presenta in parlamento e pretende l’arresto immediato di cinque capi puritani. Siccome quei parlamentari non si vogliono presentare, il re minaccia di togliere i privilegi al parlamento. I deputati fanno muro e non consegnano nessuno. Dopo mesi di minacce, nel 1642 Carlo I lascia Londra e raggiunge le sue truppe dando inizio alla guerra civile. L’errore che fa il re è di affidarsi all’esercito: così la lotta politica si lega allo scontro armato, cosa che voleva il suo massimo oppositore parlamentare Cromwell.
Cromwell organizza le contromosse della camera dei comuni diventando il leader dei rivoluzionari e avendo come alleata la Scozia puritana. Si crea una milizia agli ordini del parlamento che viene guidata da Cromwell stesso.
Le due fazioni comprendono
In quattro anni di battaglie, l’esercito rivoluzionario parlamentare (New Model Army), formato prevalentemente da soldati volontari puritani e organizzato con ferrea disciplina secondo gli esempi della Bibbia, riesce a sconfiggere le armate del nemico.
Vittorie significative sono quelle a Marton Moor del 1644 e a Naseby del 1645 che provocano una resa del re nel 1646.
1647
All’interno del parlamento si disputano i dibattiti di Putney, dove i capi dell’esercito e i rappresentanti dei reparti militari discutono il Patto del Popolo: quale forma di governo verrà assunta dopo la rivoluzione? Una monarchia o una repubblica? A chi sarà concesso il diritto di voto? Suffragio ridotto o universale?
1649
Il re viene rinchiuso e, in cambio della sua libertà, il parlamento gli chiede di firmare un trattato nel quale si impegna ad accettare delle condizioni che vengono annunciate dal presidente della camera dei comuni.
Il parlamento decide di processare il re per alto tradimento e lo condanna a morte. Dichiarata caduta la monarchia e nello stesso anno il parlamento proclama la nascita del Commonwealth, la repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Al prossimo articolo!
L(&A)
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