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Il ruolo delle donne - Il Signore degli Anelli: il Ritorno del Re

Commentiamo il ruolo che svolgono i caratteri femminili all’interno del film “Il Signore degli Anelli: il Ritorno del Re” (regia di Peter Jackson), ispirato all’omonimo libro finale della trilogia de “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien,

Presentazione dell’argomento e dichiarazione di intenti


Questo articolo ha l’intento di provocare le menti, promuovere ed alimentare delle discussioni e, soprattutto, mettere in crisi verità calcificatesi con il tempo che le nuove generazioni hanno il compito di scongelare, riportare in vita con la riflessione e giudicare, per discernere la loro validità nella società contemporanea ed in una ipotetica comunità universale fuori dal tempo.

Alla luce di un’analisi caratteriale e funzionale dei personaggi femminili nel terzo film della trilogia volumica di Tolkien, “Il Signore degli Anelli: il Ritorno del Re”, proponiamo un giudizio costruttivo, plasmabile e dinamico sul ruolo che svolge la donna nell’attualità e di come questo venga visto ed interpretato all’interno del contesto culturale, sociale e politico odierno.


Il termine “donna”

Alla voce “donna”, l’Enciclopedia online della Treccani recita:

dònna s. f. [etimologia: lat. dŏmĭna (dal latino domus «casa») «signora, padrona (della casa)»]: 1. a. Nella specie umana, l’individuo di sesso femminile, soprattutto dal momento in cui abbia raggiunto la maturità anatomica e quindi l’età adulta: una giovane d. […]; - frequente in frasi di apprezzamento: una bella d. […]; - il singolare “donna” ha in genere valore collettivo, che è ancora più marcato quando “donna” viene assunto a rappresentare l’intera componente femminile della società […].

Oltre all’etimologia latina, è degna di nota l’informazione sulla frequente presenza del termine “donna” accanto a “frasi di apprezzamento”. Informazione che viene posta in una posizione che precede l’importanza che il sostantivo stesso assume dal punto di vista collettivo (“intera componente femminile della società”), prospettiva che negli ultimi anni con le lotte femministe possiede una fondamentale rilevanza in molti aspetti della vita pubblica.


Sorvolando su questo lapsus perdonabile, riportiamo una notizia che potrebbe, anzi deve, lasciarci allibiti, scaturendo in noi la domanda: “Le cose prima erano veramente così?”. Un articolo del giornale “la Repubblica” ci informa di come sia stata fatta richiesta di eliminare dal vocabolario i seguenti sinonimi di donna: “puttana", “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, “serva” ed eufemismi come “buona donna”. Nel frattempo, sotto il nome comune “uomo”, la definizione è “essere cosciente e responsabile dei propri atti, uomo d’affari, uomo d’ingegno, uomo di cuore, uomo di rispetto” (elenco che non comprende tutte le possibili denigrazioni verso il genere maschile). No, l’evento non fa riferimento agli anni del Medioevo, ma riguarda una battaglia vinta solo nel mese di Maggio 2021, momento in cui i termini sopraindicati sono stati eliminati.

Tutto ciò evidenzia l’attualità dell’argomento “donna” e delle lotte femministe e la necessità di interrompere certi schemi ripetuti, in cui viene svalutato il ruolo femminile durante quella che Hegel definirebbe la teleologica processualità dialettica che è la storia del mondo.


Tolkien e le donne ne “Il Signore degli Anelli”

J. R. R. Tolkien
J. R. R. Tolkien

Non sono pochi i lettori del genere fantasy che definiscono J. R. R. Tolkien come un autore misogino, ma si sbagliano. Senza dubbio, la presenza femminile nei romanzi è infima rispetto alla quantità di personaggi maschili, ma questo non vuol dire che svolgano un ruolo marginale. Anzi, le donne danno grande esempio di forza spirituale, morale e fisica, affermano se stesse ed offrono persino un contributo alla storia principale. Si tratta di personaggi di un certo spessore che racchiudono, senza ricadere in una forma stereotipata, dei valori essenziali ed universali che si possono ritrovare tuttora nella nostra società.

Di seguito, analizziamo le figure di Arwen, Eowyn e Galadriel.


Arwen Undomiel: la scelta consapevole - la Storia

Arwen Undomiel è una nobile dama a cui si fa riferimento anche attraverso l’espressione “Stella del vespro”. Fa parte della categoria dei Mezzelfi ed è la nipote di Galadriel (figura femminile esaminata a seguire), nonché figlia di Re Elrond. Fisicamente presenta delle caratteristiche simili al padre, dato che possiede uno sguardo trapelante, una carnagione bianca e vellutata, capelli nero corvino ed occhi grigi.

Sostanzialmente, è la protagonista di una storia d’amore irregolare tra una mezzelfa ed un essere della stirpe umana, Aragorn. Avendone la possibilità, decide di rinunciare all’immortalità per amore.

La sua storia è quella di una donna femminile, saggia, decisa, determinata e coraggiosa. Una donna che, lottando contro il volere dello stesso padre che amava, dimostra a tutti di avere la facoltà di scegliere. Inoltre, non ha paura di quello che seguire il proprio cuore può portarla a fare, ma si assume la responsabilità delle proprie azioni e le affronta in maniera egregia. È ribelle, trasgressiva e non ha timore di fronte all’ignoto del futuro, perché, contrariamente alla debolezza d’animo che viene stereotipicamente accompagnata al concetto di femminilità, è salda nei suoi propositi e nelle sue decisioni. Lei sceglie cosa diventare ed opta per una strada diversa da quella che apparentemente potrebbe sembrare oggettivamente migliore (ed in più, più facile da conseguire per lei), ovvero rinuncia all’immortalità.

Paradossalmente, questo non mette in discussione la sua dignità di donna, ma anzi la eleva ad un livello ancora superiore. Possiede una consapevolezza della propria posizione spirituale che la portano ad esaudire il desiderio di inseguire il proprio amore, nonostante questo voglia dire sacrificare una parte di se stessa per l’altro. Si parla di prontezza di spirito e fortezza d’animo, uniti a tenacia, autorevolezza ed autonomia.


La domanda che ci dobbiamo porre è se ne vale la pena. Chi sarebbe pronto a sacrificare una possibilità così unica e preziosa di fronte al rapporto con un’altra persona?

C’è da dire che il concetto di immortalità, per adesso, ci rimane incomprensibile perché inesperibile. Il vivere eterno non implica tutto quello che noi proviamo, anche solo perché la consapevolezza della morte ci fa vivere in maniera più piena ed interessante (il concetto può essere anche compreso nel confronto tra il comportamento degli umani e degli dei nelle opere della mitologia greca, un esempio è l'opera "Circe" di Madeline Miller). Forse Arwen era cosciente che l’immortalità non le avrebbe mai fatto provare il brivido del rischio della morte che, come scrive Seneca, ci insegue giorno per giorno e ci permette di dare un senso al tempo che ci viene dato a disposizione. Per Arwen, a deliziare una prospettiva di vita più concreta e percettibile sulla pelle, c’è persino l’amore di un uomo, movente principale della sua azione audace.

Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer

Se fosse Schopenhauer (peraltro, filosofo misogino tanto quanto Aristotele) ad interpretare il caso, direbbe probabilmente che non è nemmeno quella la prospettiva di futuro vincente e determinante nella decisione di Arwen, ma la visione che ha mentre cammina nel bosco: un figlio (ovvero la vita, nonostante si fosse visto nel suo futuro solo la morte). La decisione sarebbe piena testimonianza della realtà noumenica di cui noi, oggettivazione fenomenica di essa, siamo fatti e che ci governa e muove. L’amore tra Arwen ed Aragorn sarebbe semplice eros, pura attrazione sessuale e manifestazione del genio della volontà di vivere, la quale utilizza questa passione morbosa per conseguire il suo scopo: la perpetuazione della specie (risultante nel bambino della visione). Non si tratta che di una volontà di vivere che prevede un espandersi del suo regno e della sua potenza in una forma ulteriore di volontà di vivere. Mentre, in linea con questo ragionamento, il passaggio dall’immortalità alla mortalità mette in luce la noia e la staticità derivata dalla prima e l’avventura emozionante che provoca la seconda. Consiste in un trionfo della volontà di vivere, che dimostra di rafforzarsi con l’ipotesi del suo contrario: la morte.

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Scena del film "Suffragette"
Scena del film "Suffragette"

L’ipotesi di una donna che, per affermare se stessa ed i suoi ideali, è spesso costretta ad andare contro l’opinione di persone care va a costituire un fenomeno storico realmente accaduto. Basti pensare al movimento femminile delle suffragettes, che vede il riunirsi delle donne in vere e proprie masse per combattere per un obiettivo comune. È anche un caso storico che partecipa del proverbio “l’unione fa la forza”, se messo a confronto con il progetto fallimentare femminile della rivoluzione francese. In effetti, se in un primo momento queste sembrano imporre la loro voce anche al di sopra di quella maschile (si rifletta sul ruolo delle donne nei patti con Luigi XVI successivi alla marcia di Versailles o ad Olympe de Gouges e la sua “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”), con Napoleone ed il suo Codice Civile questa si spegne completamente per una mancata partecipazione costante e numerosa del genere femminile nella battaglia per i propri diritti. A questo proposito, il discorso fatto dalle donne di Epinal ai loro uomini è più rappresentativo di questo atteggiamento di qualsiasi manifesto femminista:

Se la nostra forza fosse stata pari al nostro coraggio, anche noi non avremmo esitato a prendere le armi, e avremmo diviso con voi la gloria di aver conquistato la libertà. Ma erano necessarie braccia più forti delle nostre per sconfiggere i nemici della Costituzione; la nostra debolezza ci ha impedito di prendere parte a questa Rivoluzione”.


Eowyn: la donna guerriera - la Chiesa

Eowyn fa parte della specie umana ed il suo contributo valoroso nel film “Il Signore degli Anelli: il Ritorno del Re” può essere riassunto nella scena in cui lei combatte con il Re Stregone:

Witch-King: “You, fool. No man can kill me! Die, now!” Eowyn: “I am no man!”

La scena è ricca di pathos e dimostra il valore di una donna che si pone allo stesso livello dell’uomo e sconfigge, anche grazie all'intervento dell'amico hobbit Merry, il suo nemico. Forte, coraggiosa e potente, non necessariamente dal punto di vista fisico, combatte al pari del genere maschile e riesce nella sua impresa di contribuire alla vittoria generale, uccidendo il Re Stregone.

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Oltre a quelli argomentati precedentemente, ci sono anche altri casi di donne che prendono parte direttamente alla storia, sporcandosi le mani e dimostrando “virilità” (aggettivo che fa eco ad un pensiero ormai superato perché derivante dal latino vir “uomo” e purtroppo maggiormente associato al genere maschile). La figura della “donna guerriera” acquisisce un certo fascino, soprattutto all’interno della letteratura o delle arti in genere, creando un sentimento di speranza per una realtà che come la nostra è in cambiamento ed ha bisogno che si porti a compimento questo processo di emancipazione femminile che, ci auguriamo, abbia l’effetto di non farci stranire di fronte ad un fenomeno simile a causa della sua “eccezionalità”. Basti pensare ad elementi come le Valchirie della mitologia norrena, le Amazzoni o Atena nella mitologia greca, la vergine guerriera Camilla nell’Eneide, la protagonista del quadro di Delacroix “La libertà che guida il popolo”, Bradamante nel ciclo carolingio o Clorinda nella Gerusalemme liberata.

Un esempio è Giovanna d’Arco, che, mandata da Dio a capo dell’esercito francese, guida il paese alla vittoria contro gli inglesi nella guerra dei Cent’anni. Non solo, ma all’interno della Bibbia è narrata la storia di Giuditta (rappresentata nell’arte da artisti come Caravaggio o Artemisia Gentileschi): la donna, grazie alla propria abilità, riuscì a far ubriacare e successivamente uccidere il generale degli Assiri, Oloferne, per salvare il suo popolo, preservando anche la sua virtù morale.

Nonostante ciò, anche all’interno del contesto della Chiesa sono stati compiuti degli errori nella valutazione del valore e del ruolo della donna. Secondo alcune interpretazioni, Gesù può rappresentare il primo uomo a dare inizio al processo di liberazione delle donne ebraiche, soprattutto rapportandosi con quelle impure (si pensi all’episodio in cui pronuncia le parole “Quello di voi che è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei” Gv 8,1-11), per non parlare dell’importanza del personaggio di Maria o altre figure femminili come Maria Maddalena o Elisabetta, madre di Giovanni Battista. Gli errori della Chiesa non devono essere attribuiti, secondo il nostro punto di vista, alla religione in sé ma agli uomini che l’hanno amministrata nel corso dei secoli. Si tratta di sbagli figli del proprio tempo e della mentalità chiusa che un contesto sociale, politico e culturale ha potuto promuovere. Come è successo con il sistema cosmologico eliocentrico copernicano difeso da Galileo Galilei, proverbialmente costretto a pronunciare la frase “eppur si muove”.

Un esempio consta nella figura delle “sante anoressiche”, fenomeno in voga tra gli anni 1200-1500, in cui le donne vivevano il proprio corpo curvilineo come mera espressione di attributi sessuali e, perciò, doveva essere nascosto, mortificato e ridotto ai suoi minimi effetti, senza soddisfarne le richieste e gli impulsi naturali come la fame (l’unico nutrimento doveva essere il Corpo di Cristo).

Ancora più diffusa era la pratica della caccia alle streghe (1400-1600), secondo cui molte donne considerate streghe (molto spesso anche solo per il fatto di essere donne) venivano torturate, bruciate al rogo e private dei loro beni, che venivano ridistribuiti in un secondo momento alla Chiesa ed allo Stato. Il fenomeno è ben rappresentato e denunciato nel romanzo storico “La Chimera” di Sebastiano Vassalli. Fortunatamente, ai nostri giorni queste pratiche sono solo un brutto ricordo e capita che vengano romanzate e usate da sfondo storico nella letteratura e nel cinema (un esempio è il personaggio di Wanda/Scarlet Witch nell'universo della MARVEL).


Galadriel: la donna al potere - lo Stato

Galadriel è una nobile dama, elfa regina dei boschi, che nel terzo film ispirato al terzo libro della trilogia fantasy di Tolkien appare solo per pochi istanti. Il suo ruolo riecheggia all’interno della storia grazie alla sua posizione di grande potere, autorità e saggezza.

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Ricolleghiamo questo discorso all’attualità attraverso il tema delle donne al potere ed in particolare delle quote rosa. Le quote rosa sono un provvedimento – generalmente temporaneo – volto a garantire la rappresentatività delle donne nei segmenti della classe dirigente di soggetti pubblici e privati (vertici aziendali, consigli di amministrazione, liste elettorali) attraverso la definizione di una percentuale minima di presenze femminili. Le quote rosa entrarono in vigore il 12 luglio 2011, con la legge 120/2011. Con questa legge è stata stabilita un’importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne. Questa legge ha una validità di 10 anni, durante i quali le donne possono mettere in evidenza le proprie conoscenze, le proprie esperienze e le proprie competenze.

La legge è formata da tre articoli fondamentali;

Art.1: Equilibrio tra i generi negli organi delle società quotate. Dove si afferma: «Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. Tale criterio di riparto si applica per tre mandati consecutivi».

Art 2: La decorrenza. «Le disposizioni della presente legge si applicano a decorrere dal primo rinnovo degli organi di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati successivo ad un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, riservando al genere meno rappresentato, per il primo mandato in applicazione della legge, una quota pari almeno a un quinto degli amministratori e dei sindaci eletti.»

Art 3: Società a controllo pubblico. «Le disposizioni della presente legge si applicano anche alle società»

Questa legge è volta all’eliminazione della disparità di genere per favorire l’entrata delle donne negli ambiti politici permettendone l’acquisizione di seggi in parlamento.


Nonostante le donne vengano spesso messe in disparte in una società ancora troppo statica e vincolata ad una mentalità ormai troppo antica ed anacronistica, queste non smetteranno di reclamare la propria posizione nel mondo in qualsiasi ambito, per conseguire la parità di genere di cui tanto si parla ancora oggi come uno degli 17 obiettivi prefissati dall’Agenda 2030.


Alcuni nomi di donne sopravvissute alla voce preponderante degli uomini

Saffo, Mary Shelley, Jane Austen, Virginia Woolf, Gaspara Stampa, Anna Frank, Elsa Morante, J. K. Rowling, Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo, Regina Elisabetta I, Regina Vittoria, Nilde Iotti (prima ministra italiana donna), Cleopatra, Caterina II di Russia, Lady Diana, Malala Yousafzai, Maria Montessori, Aenne Burda, Coco Chanel, Marilyn Monroe, Ipazia, Rita Levi Montalcini, Rosalind Franklin, Marie Curie.


Sitografia e bibliografia


Al prossimo articolo!

L(&A)

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